Storia
Sito, l’abitato collinare, fiancheggiato a valle dal fiume Tanagro che attraversa tutto il suo territorio prima di congiungersi con il Bianco, trova le sue attestazioni più antiche alla fine del secolo XI in relazione ai possedimenti della Badia della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni e della diocesi di Conza. Possedimento degli Altavilla e poi dei Gesualdo, divenne in epoca aragonese terra promiscua del feudo di Caggiano, per poi passare ai Di Gennaro e quindi ai nobili Castriota Scanderbech. In ogni caso un notevole impulso all’urbanistica della cittadina, che conta nel suo centro storico diversi palazzi gentilizi, si deve proprio all’interesse della diocesi di Conza: nel 1691 il centro possedeva circa seicento abitanti, con otto preti e quindici chierici, ma venne funestato dal terremoto distruttivo del 1694 e da una carestia nel marzo 1764, che portò finanche ad un episodio di cannibalismo.
Il paese si è reso protagonista prima della rivoluzione partenopea, quando il notaio Vittorio Muccioli riuscì a imporre la municipalità impiantandovi l’albero della libertà, poi del Risorgimento. Giuseppe Garibaldi infatti fu ospitato dalla famiglia Mari al suo arrivo il 5 settembre 1860, e a lui si unì un piccolo equipaggio di uomini del posto, ma tra il 29 e il 29 Luglio 1861 la popolazione rimasta fedele ai Borbone prese le armi contro la guardia nazionale, la qualcosa portò all’arresto di oltre duecento insorti e a un vero e proprio massacro, con l’uccisione di quarantacinque persone.
Il territorio di Auletta ricadeva all’interno del municipium di Volcei (odierna Buccino) ed era punteggiato di ville rustiche romane, due delle quali sono state scavate nelle località Vagni e Mattina Limitoni. Nel complesso di Vagni è stata portata alla luce la parte residenziale con impianto termale del I secolo d.C.; successive trasformazioni accentuarono il carattere produttivo della dimora con l’istallazione di mole olearie nella parte che era stata residenziale. Il sito non è attualmente visitabile.
Notevole per estensione, ma anche per apparato decorativo, è la villa rustica di Mattina Limitoni, con mosaici policromi nel vasto settore padronale, magazzini, frantoio, granaio, stalle e stanze per gli schiavi. Il sito non sempre è visitabile, ma nel Museo Archeologico di Buccino si può ammirare un plastico ricostruttivo della villa.
Nel territorio sono stati rinvenuti occasionalmente anche reperti di grande pregio, come il sarcofago marmoreo del II – III secolo d.C. Si tratta di un monumento funerario che si allinea alle tendenze artistiche urbane, denunciando la presenza in questa campagna di proprietari di alto rango, non residenti, con notevoli disponibilità economiche. Il sarcofago, ora esposto nel cortile del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, rappresenta Arianna distesa intorno alla quale si muovono Amorini agricoltori, intenti alla mietitura, alla vendemmia e alla raccolta delle olive, circondati dalle figure di Sole, Luna, Tellus e Oeano. Altra importante e trascurata testimonianza della viabilità antica è il ponte romano della Difesa che con cinque arcate (due superstiti) attraversava il fiume Tanagro, permettendo alla via romana di penetrare nel Vallo di Diano dal versante di Auletta, dove era l’incrocio con l’antica viabilità per Potenza.