Evidenze storico-artistiche
sorge su una dorsale collinare che in antico garantiva il controllo dei percorsi viari che si snodavano lungo il corso del fiume Alento. Delle fasi più antiche dell’abitato non si conservano tracce particolarmente significative, fatta eccezione per due edifici religiosi: la chiesa di Santa Maria delle Grazie e la chiesa di Santa Maria Vetere.
La chiesa parrocchiale di sorge su una piccola altura situata poco a sud-est rispetto al centro abitato. Non si conosce la datazione dell’impianto originario della chiesa, che risulta attestata dai documenti soltanto a partire dal 1583. Alcuni elementi dell’architettura della chiesa, come la facciata a capanna e il piccolo portico posto dinanzi al portale d’ingresso, suggeriscono un impianto più antico. Presso l’angolo sud-est è addossata la torre campanaria. La chiesa è organizzata in tre navate: la navata centrale presenta un soffitto a cassettoni dipinti; nelle navate laterali si aprono diverse cappelle. Fra le opere d’arte custodite all’interno della chiesa, spicca una raffinata tela raffigurante la scena dell’Annunciazione.
Sul versante interno, poco a valle del centro abitato, rivolta verso il massiccio del Monte della Stella, è ubicata la , detta anche “della Concezione”. La chiesa, oggi inglobata del complesso cimiteriale, fu edificata nel XIV secolo, probabilmente un rifacimento di una cappella precedente, che avrebbe accolto la statua della Madonna, ritrovata, secondo la tradizione, nel tronco di un albero. All’impianto di questa cappella dovrebbe riferirsi il attualmente visibile. Si tratta di una torre isolata a pianta quadrata sulla cui sommità si erge una cella campanaria a pianta circolare con archetti intrecciati, sormontata da una cuspide. Questa particolare tipologia rende il campanile un caso interessante nell’architettura sacra cilentana, in primo luogo per le influenze arabo-sicule che rivela. Questi elementi stilistici consentono di datare l’edificio fra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo.
La chiesa, il cui aspetto esterno attuale è frutto di un restauro moderno degli intonaci, custodisce la statua della Madonna, posta sul maggiore dei due altari. L’interno è coperto da un soffitto ligneo a cassettoni alternati, ottagoni e quadrati. Recenti interventi di restauro hanno parzialmente compromesso la visibilità della decorazione originaria.
Presso l’estrema propaggine nord-ovest del territorio comunale di Lustra, al confine con la frazione di San Martino (Laureana Cilento), sorge un imponente convento intitolato a nella cartella “Convento S. Francesco”) o, secondo una denominazione alternativa, “San Francesco alla foresta”, in relazione ai fitti castagneti che ricoprono il versante collinare. La tradizione attribuisce la fondazione del convento, che sarebbe avvenuta nel 1427, a San Bernardino da Siena. Tale suggestione è stata alimentata dal ciclo di affreschi che decora le pareti perimetrali del chiostro, narrante episodi tratti dalla vita del santo. In realtà, il frate si recò in predicazione nei territori del Regno di Napoli nell’ultimo anno di vita (1444) e soltanto a L’Aquila, dove morì; pertanto, un intervento di Bernardino nella fondazione del convento cilentano non appare verosimile. Sembra invece avere avuto un ruolo attivo nella costruzione del convento il barone Francesco Capano, di cui si conserva all’interno della chiesa la lastra tombale, configurata secondo uno schema tipicamente quattrocentesco, recante la data del 1442. Non sembra verosimile, invece, l’ipotesi di una partecipazione della nobile casata dei Del Mercato all’edificazione del convento: la lapide ad essi riconducibile, infatti, si data al 1567, oltre un secolo dopo la fondazione del complesso. In seguito, a partire dal XVI secolo, sono attestati diversi interventi di ampliamento.
Nell’area antistante il convento si apre un piazzale, con ambienti costruiti nell’800 per dare alloggio ai mercanti che convenivano qui in occasione della fiera di S. Francesco, una delle più importanti del Cilento, che si teneva nei giorni 1-4 ottobre (altre due fiere vi si tenevano la domenica delle Palme e nel giorno di S. Antonio).
La facciata del complesso è caratterizzata da tre archi a tutto sesto che immettono in un , all’interno del quale vi sono altrettante porte d’accesso agli ambienti del convento. La porta centrale, sormontata da una con l’immagine di San Francesco, introduce alla chiesa a navata unica; la porta di destra dava accesso alla cappella di Santa Rosa, oggi distrutta, mentre la porta di sinistra introduceva al grande chiostro porticato. I muri perimetrali del portico erano decorati con un ciclo di sette affreschi raffiguranti episodi della vita di San Bernardino, databili forse al XVII secolo. La chiesa, ampliata e restaurata più volte, presenta un soffitto ligneo con tela dipinta. Alle spalle dell’altare maggiore si trova un coro ligneo recante la data del 1751.
Rocca Cilento (frazione di Lustra)
Il piccolo borgo di Rocca Cilento è arroccato sul crinale di un’altura che domina la valle dell’Alento. Anticamente sede della baronia del Cilento, il centro di Rocca Cilento è caratterizzato da una veste architettonica tipicamente cilentana. Un reticolo di viuzze e strettoie si inerpica fra residenze e palazzi storici, mentre l’asse principale mette in connessione lungo un percorso ascensionale i due elementi cardine del tessuto abitativo, la chiesa e l’imponente castello.
Il primo impianto della chiesa, dedicata alla risale al XV secolo; l’edificio è organizzato in tre navate, accessibili da un portale centrale e due porte laterali. La chiesa è dotata di un campanile addossato al lato posteriore della navata di destra.
Il castello
è ubicato sulla sommità della collina, in una posizione estremamente favorevole per ragioni di tipo strategico e militare. Tale posizione, infatti, ad una quota di 630 m s.l.m., consente di dominare visivamente un’ampia porzione del teritorio del Cilento, dalla piana di Paestum al Monte della Stella, dalla costa alla valle dell’Alento.
Il più antico impianto del castello risale probabilmente al IX secolo, in età longobarda. Alla fine del secolo XI il castello entrò a far parte dei possedimenti della potente famiglia Sanseverino, la quale – all’inizio del secolo successivo – vi trasferì la sede della baronia del Cilento che rimase in loro possesso fino al 1552. Dopo diversi passaggi di proprietà, ai quali sono connessi numerosi interventi di rifacimento e di restauro in chiave residenziale, il castello rivestì nuovamente una grande rilevanza strategica nel corso degli eventi della rivoluzione partenopea, nel 1799. In quel frangente, fu utilizzato come roccaforte dai giacobini cilentani, e subì diversi attacchi.
Dal punto di vista architettonico, presenta una pianta pentagonale allungata in direzione nord-sud, con l’apice settentrionale rivolto a nord-ovest. Il nucleo del castello è fortificato da un circuito difensivo risalente ad età angioina, caratterizzato da tre possenti torrioni sul lato nord, inframmezzati da un alto muro; intorno alla cinta, inoltre, correva un profondo fossato, oggi visibile soltanto sul lato settentrionale. Attualmente è interessato da imponenti lavori di restauro, resi necessari dal progressivo processo di degrado seguito alla morte dell’ultimo proprietario, lo storico salernitano Ruggero Moscati. Al termine dei lavori di restauro, il castello, che è stato acquisito da privati, sarà destinato a diventare sede di eventi di carattere pubblico, come meeting e convegni, o di cerimonie private.