Boschi a dominanza di cerro con spazi di sistemi agricoli estensivi non irrigui

Sono boschi costituiti in prevalenza da cerro (Quercus cerris L.), particolarmente diffusi sui versanti caldi. Le cerrete sono tipologie diffuse nel territorio e sono presenti nelle aree collinari e submontane, tra i 400 e i 1100 metri di altitudine. I boschi talvolta sono alternati ad aree destinate all’agricoltura di tipo estensivo nelle quali predomina l’olivo (Olea europea L.) accanto a seminativi di cereali, tra cui soprattutto il grano duro e tenero (Triticum durum Desf., Triticum aestivum L.), e di leguminose da granella tra cui la cicerchiella (Lathyrus cicera L.), una specie antica riscoperta di recente.

Cerro

Nome botanico: Quercus cerris L.
Famiglia: Fagaceae
Nome inglese: Turkey Oak

Il nome deriva dal celtico Kaer-Quer “bell’albero” o dal greco con il significato di ruvido, dovuto alla corteccia ruvida. Il cerro è un grande albero che arriva a circa 30 metri d’altezza. Appartiene al gruppo delle querce presenti in Italia con molte specie spontanee. Forma boschi puri o misti in aree collinari fino a 1200 metri di altitudine. Ha il tronco diritto, con corteccia bruno rossastra fessurata. Le foglie hanno forme eterogenee, allungate, strette e asimmetriche con lobi dentati e acuti dal colore verde scuro sulla pagina superiore, più chiaro e vellutato sulla pagina inferiore; cadono in inverno, anche se tardivamente. I fiori maschili sono riuniti in un grappolo pendulo (amenti) di circa 8 cm e colore giallastro, quelli femminili sono piccoli e riuniti in gruppi di 2 o 5. Il frutto è una ghianda protetta per metà da una capsula con peli ricciuti ed è più grande rispetto a quello delle altre querce. Vegeta in condizioni climatiche differenti, prediligendo le esposizioni soleggiate.

Olivo

Nome botanico: Olea europea L.
Famiglia: Oleaceae
Nome dialettale: auliva
Nome inglese: Olive tree

L’olivo è un albero molto longevo ed infatti è possibile trovare individui millenari. Originario dell’Asia, è conosciuto fin dall’antichità; rappresenta l’albero mediterraneo per eccellenza.

E’ un albero sempreverde, con radice principale a fittone profondo e radici avventizie più superficiali ma ben ancorate al terreno, e può arrivare fino a 10/15 metri di altezza. Il tronco è espanso, nodoso, spesso cavo con rami che si espandono verso l’alto formando una chioma densa, corposa grigio-argentea. La corteccia è grigio-verde. Le foglie si formano sul ramo dalla primavera all’autunno, sono di colore verde opaco nella pagina superiore invece più argenteo in quella inferiore. Hanno forma lanceolata, acuminate alla punta, coriacee, semplici e opposte. I fiori bianco- giallino a forma di imbuto sono raccolti in piccole pannocchie all’ascella delle foglie. I frutti sono drupe carnose con buccia sottile, ovoidali (olive) di colore che varia dal verde al nero violaceo a maturazione, con nocciolo legnoso e polpa oleosa. La maturazione avviene in autunno.

Dalle drupe, per spremitura, si estrae l’olio, alimento principe della dieta mediterranea.

L’olivicoltura da secoli interessa il territorio cilentano rappresentando una importante risorsa per la popolazione. Le varietà maggiormente rappresentate sono Rotondella e Salella oltre a Pisciottana, Ogliarola, Frantoio e Leccino. L’olio prodotto ha avuto il riconoscimento come Denominazione di Origine Protetta (D.O.P.) Cilento, è di colore giallo paglierino, dal gusto dolce con note appena percettibili di amaro e piccante. Ha un lieve sentore fruttato con note di mela e foglia verde.

CURIOSITA’ E USI

Il nome deriva dal greco oleia “olivo”.

L’oliva salella ammaccata del Cilento è Presidio Slow Food, La varietà Salella matura un pò prima delle altre e viene utilizzata per preparare le “olive ammaccate”. Si scelgono le olive più polpose ma ancora verdi, si ammaccano con una pietra e si denocciolano una per una. Poi si immergono in acqua per 4/-5 giorni, avendo cura di cambiare l’acqua ogni giorno. Trascorso il tempo si mettono in una salamoia preparata con acqua, sale, alloro, finocchietto selvatico per alcuni giorni. Infine si scolano bene e si conservano ben pressate in un barattolo con origano, aglio e olio

Le foglie di olivo sotto forma di infuso o tintura madre hanno proprietà antisettiche, astringenti, ipotensive ad azione calmante L’olio d’oliva è molto usato in cosmesi per la preparazione di creme, saponi, lozioni per la ricchezza in vit. E con attività antiossidante e nutriente. Gli scarti della potatura si possono utilizzare per tingere i tessuti ottenendo un bel giallo olio.

Grano

Nome botanico: Triticum durum Desf (grano duro), Triticum aestivum L. (grano tenero)
Famiglia: Graminacee
Nome in inglese: Wheat

Il nome Triticum deriva dal greco tritum “battuto”, per l’usanza di battere il frumento per separare il chicco dalla spiga.

Il grano è stato coltivato sin dall’era neolitica nell’area geografica della Mezzaluna Fertile tra il Tigri e l’Eufrate. Da qui è stato poi portato in tutto il mondo.

È una pianta annuale con l’apparato radicale fascicolato, formato da numerose radici a sviluppo uniforme, il fusto eretto (culmo) costituito da nodi e internodi; ad ogni nodo è inserita in posizione alterna una foglia lineare, lanceolata con la guaina che avvolge il culmo. L’altezza della pianta è variabile e dipende dalla specie e dalla varietà (da 1 metro nelle varietà più moderne, a 1,50 o più in quelle più antiche). L’infiorescenza è una spiga che a maturazione porta i frutti, cariossidi (chicchi).

Al genere Triticum appartengono molte specie ma quelle più importanti sono il T. durum (grano duro) e il T. aestivum (grano tenero), generalmente utilizzati per preparare rispettivamente la pasta e il pane.

Nel passato venivano coltivate nell’area cilentana alcune varietà di grano duro (Saragolla) e tenero (Carusedda o Carosella, Risciola) che stavano per scomparire. Oggi i “grani antichi” sono stati recuperati e rimessi in coltivazione per ottenere prodotti di pregio tradizionali, utilizzando mulini a pietra e lievito madre.

Il ciclo di coltivazione del grano si svolge nel periodo autunnale-primaverile. La semina si effettua in autunno e la raccolta a fine primavera/inizio estate quando le cariossidi hanno raggiunto la maturazione piena.

Cicerchiella

Nome botanico: Lathyrus cicera L.
Famiglia: Leguminosae (Fabaceae)
Nome inglese: Red Pea, Red Vetchling

L’etimologia del nome dialettale maracuoccio deriva dal semitico mar che sta per “amaro” e dal latino cuoccio che significa “baccello”, quindi baccello amaro.

La cicerchiella è un legume piccolo simile a un pisello con forma squadrata, di colore che va dal verde scuro al rossastro screziato, di gusto amarognolo. Per secoli è stato coltivato su terreni soleggiati e calcarei, come alimento per il bestiame ma anche come fonte proteica per le popolazioni più povere o nei periodi di carestia. È una pianta erbacea annuale che viene seminata in autunno e raccolta in giugno. I semi, come quelli di altre cicerchie, contengono una neurotossina che diventa dannosa soltanto quando il legume viene consumato in quantità molto elevate e con grande frequenza.

Il maracuoccio di Lentiscosa era una specie a rischio di estinzione. Oggi è un presidio Slow Food; viene utilizzato per preparare la “maracucciata” (polenta ottenuta cuocendo una farina composta per metà da maracuoccio e per metà da grano, ceci, farro, favino e cicerchia).