Storia
Dopo il conte normanno Guglielmo di Postiglione (fine XII secolo), tra i feudatari di Aquara si ricordano Pandolfo di Fasanella, che pagò con la distruzione delle mura di cinta la partecipazione alla congiura dei Baroni, e i Sanseverino nella prima metà del ‘400, privati del feudo per aver congiurato contro Ferrante I d’Aragona. Nel 1504 il feudo passò a Ettore Fieramosca, il cavaliere italiano della disfida di Barletta e poi agli Spinelli. Qui nacque S. Lucido (960 circa-1038) monaco benedettino che fu anche consigliere del principe di Salerno Guaimario IV.
Archeologia
Alle pendici occidentali del colle su cui sorge il paese ricco di acque si trovano i ruderi della badia benedettina S. Pietro, sorta nel IX secolo sui ruderi di una villa rustica romana, unico edificio di età antica finora scoperto nella valle del Calore. Scavata solo parzialmente, la villa si data alla fine del I secolo a.C. e presenta continuità di uso o frequentazione fino al V secolo d.C., per poi essere utilizzata come area di sepoltura del piccolo casale sviluppatosi intorno alla badia. Attualmente le strutture non sono a vista e le indagini sono ferme da molti anni. Nel 1744, nella contrada Pantana, fu scoperta una tomba a camera coperta a volta e affrescata che, sulla scorta della descrizione fornitane da Lucido di Stefano nel 1781, deve essere identificata con una tomba dipinta di età lucana che conservava al suo interno un ricco corredo di vasi figurati, andati dispersi.
Evidenze storico-artistiche
Le mura che cingevano l’abitato medievale insieme al castello, sorto nella parte più alta del paese, furono largamente distrutte dalle truppe di Federico II di Svevia per rappresaglia contro la congiura dei Baroni, cui si diceva avesse partecipato anche il feudatario Pandolfo di Fasanella, per molti anni uomo di fiducia di Federico II, oltre che valoroso uomo d’armi al servizio dell’imperatore. Ampiamente rimaneggiato come palazzo baronale prima e residenza privata poi, l’antico maniero ha perso gran parte del suo pregio, ma conserva tracce architettoniche e decorative del suo antico stato, con un’ampia corte porticata, una fontana monumentale, un acquedotto privato e, tra gli stemmi nobiliari, quello di Ettore Fieramosca. La chiesa di S. Nicola di Mira custodisce un busto reliquiario argenteo di S. Lucido e un altro busto reliquiario ligneo con testa in rame dorato, del XV secolo, recentemente restaurato. Interessante l’affresco a soffitto della navata principale, di A. Ragone da Teggiano, del 1975, che caratterizza S. Lucido come santo dei lavoratori. Curiosa, ma molto venerata, la riproduzione ridotta della tela di Rembrandt che rappresenta la parabola del figliol prodigo. La cappella della Madonna del Piano, fondata da S. Lucido ai piedi del paese, vicino alla badia benedettina di S. Pietro, conserva a soffitto la “Gloria di San Lucido” tela di Umberto Bargellini del 1938. Contiguo al campanile di S. Nicola è il grazioso portale cinquecentesco della cappella dedicata alla Vergine delle Grazie.