Storia
Sito in parte sullo schienale occidentale della catena della Maddalena e in parte sulla piana valliva del Tanagro, l’insediamento divenne Castrum in età normanna, mentre a partire dal 1282 fu feudo di Tommaso Sanseverino, conte di Marsico: la signoria dei Sanseverino continuò fino al 1507 per poi passare al Principe di Stigliano nel 1552 e a Ippolita Filomarino nel 1571. A partire dal 1576 il feudo diventò principato dei marchesi Caracciolo, che lo detennero fino al 1806: sotto il loro dominio il centro, inizialmente limitato alla sola area dell’acropoli, assunse i lineamenti moderni con la costruzione di edifici civili e religiosi disposti sul versante meridionale della sella naturale, detta del Borgo, e il declivio orientale della Braida. Gli eventi più recenti che sono valsi a condizionare e modificare l’assetto della cittadina sono rappresentati dalla parziale bonifica del Tanagro sul finire del XVIII sec. e l’eversione della feudalità agli inizi del XIX sec.
Archeologia
L’insediamento antico ad Atena Lucana sfruttava, come ancor oggi, una felice posizione itineraria all’incrocio della viabilità dal mar Jonio al mar Tirreno con gli itinerari trasversali che raccordavano le valli di Basento, Agri e Sinni alla costa di Poseidonia e alla valle del Sele. Le ricerche archeologiche sono state condotte tra fine ‘800 e inizi ‘900 da Michele Lacava e Giuseppe Patroni, e da Werner Johannowsky tra il 1979 e il 1985. Abbastanza chiare sono le le fasi di occupazione del centro antico, ma restano ancora da definire l’estensione e la forma dell’abitato dal VII secolo a.C. fino all’istituzione del municipio romano di Atina, a noi noto da iscrizioni e fonti letterarie (Plinio, Storia naturale 2, 225 e 3, 89).
Nel periodo orientalizzante antico (inizi del VII secolo a.C.) fino al V secolo a.C. si utilizzarono le aree di sepoltura a sud-ovest dell’abitato moderno; dalla metà del VII secolo a.C. un’altra necropoli si sviluppò nell’area oggi occupata dal quartiere orientale del paese. Il colle occupato dal castello medievale e dal centro storico è sempre stata l’arce, la rocca del territorio circostante. Intorno alla metà del V secolo ciò che restava degli antichi gruppi enotri è rimpiazzato da genti osco-sannitiche, i Lucani, immediatamente riconoscibili per le sepolture a inumazione supina, mentre in precedenza si usava la deposizione rannicchiata, e per i cinturoni bronzei sannitici che identificano lo status dei guerrieri. Due cinte murarie in tecnica poligonale sono state individuate nel corso dei vecchi scavi: la prima proteggeva la rocca ed è ora quasi del tutto ricoperta da mura medievali e strutture moderne. La seconda fortificazione si sviluppava più a valle, utilizzando una diversa tecnica costruttiva in grande apparecchio poligonale. Entrambe sono state datate al IV secolo a.C. solo sulla base di confronti formali con altre cinte murarie della Lucania. La fortificazione esterna è visibile per circa 200 metri in località Serrone, alle pendici sud-occidentali del paese, ma il suo percorso complessivo e il raccordo con le difese dell’arce non sono del tutto chiari.
Agli inizi del III secolo il centro antico occupato dai Lucani fu distrutto violentemente, la necropoli orientale e l’ abitato furono sepolti sotto uno spesso strato di macerie, sul quale si sviluppò poi la città di età romana. Le testimonianze funerarie ed epigrafiche latine sono reimpiegate un po’ ovunque nelle murature del paese medievale e moderno. Da Atena viene anche un’ interessantissima iscrizione in osco del II secolo a.C. che riferisce di una decisione del senato locale, testimoniando così la sopravvivenza dei vecchi abitanti osco-lucani che utilizzarono forme romane di governo, a testimonianza di un’ integrale adesione istituzionale e antropologica ai modelli dell’Urbe.
La città divenne municipio dopo l’ 89 a.C. e fu retta da quattuorviri. Da una fonte letteraria tarda apprendiamo dell’esistenza di una prefettura «Atinate e Consilina», che sfugge finora a una chiara definizione istituzionale.Un’altra iscrizione, esposta nel museo locale, conserva il ricordo della pavimentazione della piazza forense in età tardo-repubblicana, ancora non localizzata, ma certamenteo all’interno del perimetro della rocca. Le edicole funerarie tardo-repubblicane inserite nelle murature moderne costituiscono uno dei tratti distintivi comuni a tutto il Vallo di Diano.