Storia
Paese di origine medievale, compreso nel più vasto feudo di Fasanella, non ha avuto episodi rimarchevoli nella sua storia scandita per lunghi secoli dai tempi di agricoltura e pastorizia, e dalle frane che hanno causato una duplice dislocazione dell’abitato verso le più stabili pendici collinari.
Monte Pruno
L’insediamento italico e poi lucano occupava la cima che sovrasta il centro di Roscigno, a nord-est, e controllava il Passo della Sentinella, viabilità preferenziale tra la pianura pestana e il Vallo di Diano, le valli dei torrenti Ripiti e Sammaro e gli itinerari verso la costa di Velia e Policastro
La presenza umana stabile è documentata fin dalla media età del bronzo (XVI secolo a.C.), ed è poi solo indiziata per VIII e VII secolo a.C. Consistenti testimonianze funerarie dei gruppi che occupavano l’area appaiono verso la fine del VI secolo a.C.: rituale funerario e corredi vascolari trovano confronti nel Vallo di Diano, nell’area ofantina e dell’alto Sele. Al V secolo a.C. si datano due sepolture principesche rinvenute sul pianoro sommitale: la prima è databile agli inizi del secolo grazie al corredo di vasi sia in terracotta sia in metallo, e al gruppo di armi tra le quali si segnalano due elmi, due lance e una spada. I vasi metallici fanno parte della suppellettile da banchetto e si accompagnano a un fascio di spiedi in ferro per arrostire la carne. La sepoltura, databile alla fine del V secolo a.C., fu rinvenuta nel 1938 e il suo ricco corredo è ora esposto al Museo Provinciale di Salerno: la tomba consisteva in un tumulo di pietre all’interno di un recinto rettangolare preceduto da un corridoio. Fra i tanti oggetti che accompagnavano il defunto sono particolarmente rilevanti un vaso per bere (kantharos) in argento con applicazioni dorate e la raffigurazione di un’amazzone guerriera sul fondo interno, vasi in bronzo per il banchetto di produzione etrusca e magno-greca, una corona d’argento, tre strigili di bronzo, le ruote in ferro di un carro e un candelabro in bronzo sormontato dalla raffigurazione del guerriero in armi che cinge la sua sposa con il braccio sinistro. Le strutture abitative sono note finora solo per il IV secolo a.C. e presentano una superficie di 400/500 mq.; appare evidente l’assenza di un’organizzazione di tipo urbano, anche se nella seconda metà del IV secolo a.C. il pianoro sommitale è racchiuso in una potente fortificazione in blocchi poligonali irregolari, spessa 2,5 metri con porte e postierle; le dimore restano isolate e affiancate da piccole necropoli familiari. La vita dell’insediamento non va oltre la fine del III secolo a.C., ma non mancano tracce di riutilizzi parziali e tardivi delle strutture.
Roscigno Vecchia
Alle pendici occidentali della collina su cui si sviluppa l’abitato moderno è situato il paese del XVIII secolo, Roscigno Vecchia, abbandonato agli inizi del ‘900 a causa di una frana che ne minacciava la distruzione e che già nei tre secoli precedenti aveva causato la progressiva dislocazione dell’abitato verso monte. ‘Paese fantasma’, ‘paese che cammina’ e addirittura ‘Pompei del Novecento’ sono alcune delle definizioni di questo affascinante piccolo borgo la cui vita si è fermata 120 anni fa. Portali invasi dalla vegetazione, capre pascolanti in mezzo agli antichi muri, la vecchia fontana circolare, il lavatoio col torso di sirena, la chiesa di S. Nicola con la piazza ancora intatta e il grande silenzio concorrono a formare uno dei più suggestivi paesaggi urbani. Le abitazioni erano usate come stalle e depositi ancora fino a qualche anno fa; oggi resta un solo abitante nel borgo che ospita un museo della civiltà contadina e talora è usato come set cinematografico.