Evidenze storico-artistiche
Il centro di Vallo della Lucania sorge nel cuore del comprensorio cilentano, adagiandosi sul declivio occidentale del Monte Gelbison. In origine l’attuale capoluogo era suddiviso in due casali, Spio e Cornuti, separati da un torrente oggi coperto nel tratto corrispondente alla principale piazza cittadina, intitolata a Vittorio Emanuele II.
L’attuale aspetto urbano risente infatti degli importanti interventi ottocenteschi e novecenteschi, che hanno conferito ai due antichi casali una conformazione unitaria e moderna.
Situata nel cuore del tessuto urbano è la già menzionata . Progettata sul finire dell’Ottocento, la piazza è incorniciata da importanti edifici storici, ed ospita fra gli altri il palazzo Municipale e il Monumento ai Caduti. Elemento caratteristico dell’architettura della piazza è il grande porticato, composto da 39 colonne in pietra, progettato per offrire riparo alle periodiche attività mercatali che storicamente si svolgevano nello slargo.
A pochi passi da Piazza Vittorio Emanuele II sorge la , che è parte integrante di un convento risalente alla fine del Quattrocento, sede per diversi secoli della confraternita domenicana di Vallo. Soltanto nell’Ottocento la chiesa entrò a far parte del patrimonio comunale, e fu quindi eretta a parrocchia.
La chiesa, il cui aspetto esterno è frutto dei numerosi interventi di restauro susseguitisi nel tempo, si articola in tre navate (al cui interno sono ricavate 8 cappelle gentilizie) coperte da un soffitto a cassettoni settecentesco; un basso campanile, che si sviluppa su tre livelli, completa il prospetto della facciata. Le decorazioni in stucco nell’interno della furono realizzate negli anni ’50 del secolo scorso.
La chiesa custodisce una serie di pregevoli manufatti artistici: fra questi spiccano una statua lignea della Madonna delle Grazie datata al 1571, una tela del 1515 raffigurante San Francesco di Paola e gli Angeli (attribuita al pittore lombardo Girolamo Santacroce) ed altre preziose tele di artisti del Rinascimento napoletano. Nella navata destra è conservato inoltre un prezioso polittico cinquecentesco di discussa paternità raffigurante scene della vita di Cristo.
Non lontano dalla piazza, ma sul versante opposto, sorge il più importante edificio di culto di Vallo, la . La venerazione del santo orientale si spiega con la presenza nel territorio di Vallo di diversi cenobi di monaci basiliani, che diffusero questo e altri culti, come quello di Santa Veneranda.
L’edificio attuale fu costruito a partire dal 1700 in sostituzione di una chiesa precedente di dimensioni più ridotte, e divenne cattedrale nel 1851. L’elemento più caratteristico dell’esterno (che ha subito numerosi restauri) è la splendida cupola rivestita in piastrelle di maiolica. La chiesa si articola in una navata unica e due cappelloni laterali. Un alto campanile a quattro livelli completa il prospetto esterno della cattedrale.
Fra i manufatti d’arte conservati nella cattedrale, di particolare pregio è il grande organo tardo-settecentesco posto sul portale d’ingresso, realizzato dal noto organaro vallese Silverio Carelli. Di notevole qualità è una tela raffigurante i miracoli di San Pantaleone, del pittore Giuseppe De Mattia (1843), posta alle spalle dell’altare maggiore. Fra gli altri oggetti di rilievo si segnalano il reliquiario contenente il sangue del santo, preziosi crocefissi e un trono ligneo.
A breve distanza dalla piazza principale è situata Piazza dei Martiri, che anticamente era il nucleo centrale del casale di Spio, il cui assetto architettonico è frutto di un intervento della metà dell’Ottocento che la caratterizza come uno spazio di forma ellittica abbellito da un giardino. Al centro della piazza è ubicata una grande , decorata con quattro statue leonine, da cui deriva la denominazione di “Fontana dei Quattro Leoni”. La fontana fu progettata negli anni ’40 dell’Ottocento, e realizzata subito dopo a commemorazione dei caduti dei moti del 1848.
Nel territorio comunale di Pattano rientrano le frazioni Angellara, Massa e , la prima che si incontra percorrendo la SS 18 verso sud. Il piccolo centro si caratterizza per la pittoresca articolazione del tessuto abitativo, e vicoli coperti ad arco che orbita intorno alla , di impianto seicentesco
Il casale di Pattano sorse, con molta probabilità, intorno alla badia di S. Maria, della quale i documenti parlano a partire dal 993. La sua origine, tuttavia, è molto più antica e risale, verosimilmente, all’arrivo di monaci provenienti dall’Oriente in seguito i provvedimenti presi dall’imperatore di Bisanzio Leone III l’Isaurico nel 726 d. C. contro la venerazione delle immagini e che causarono le lotte iconoclastiche. Forse prima della fase cenobitica i monaci vissero in una forma eremitica, come farebbe pensare il toponimo Grotte dei monaci, non lontano dal sito dell’abbazia dedicata a alla Vergine Hodigitria e al culto di San Filadelfo, monaco taumaturgo vissuto nella badia nel IX o X secolo, le cui spoglie mortali divennero oggetto di culto e meta di pellegrinaggio. La presenza di pellegrini, tra i quali molti infermi, determinò la nascita nel casale di Pattano di due hospitali, cioè ospizi destinati ad accogliere i forestieri.
Le vicende di Pattano seguono quelle dello Stato di Novi, del quale faceva parte, per essere infine aggregato al Comune di Vallo della Lucania.
Pattano deve la sua notorietà in primo luogo all’, dedicata alla Vergine Odigitria (dal greco “colei che conduce”). La badia pattanese, infatti, rappresenta una delle più fulgide testimonianze del monachesimo bizantino in Italia meridionale.
La più antica menzione del complesso monastico nei documenti risale all’anno 993, e ciò lascia presupporre che essa fosse già esistente nell’VIII secolo. Il cenobio italo-greco visse il suo massimo splendore fra i secoli XI e XIV, nel corso dei quali acquisì cospicui possedimenti terrieri. Il declino dell’abbazia, invece, ebbe inizio dopo la visita da parte di una commissione voluta da papa Callisto III, intorno alla metà del Quattrocento, che rilevò la pessima gestione da parte degli abati ortodossi. Dopo la soppressione, avvenuta nel secolo successivo, la gestione e i relativi proventi furono affidati a vari abati commendatari, situazione che si protrasse fino all’epoca napoleonica.
Il complesso è composto da diversi edifici: la chiesa abbaziale di Santa Maria, la chiesa di San Filadelfo, un piccolo chiostro e resti di fabbriche funzionali alla vita del cenobio.
Fulcro del complesso monastico è la , risalente ai secoli X-XI. L’edificio di culto appare oggi privo della copertura e quasi integralmente dei rivestimenti e delle decorazioni interne. Si conservano labili tracce di affreschi attribuibili alle diverse fasi di vita dell’abbazia. La chiesa è dotata di una base quadrata, articolata su cinque livelli.
Meglio conservato è l’apparato decorativo della , intitolata a San Filadelfo, il cui impianto originario risale all’incirca intorno all’anno Mille. L’edificio conserva infatti notevoli affreschi che decoravano la controfacciata (una Teoria di Santi) e l’ (tre registri, dal basso verso l’alto: , Vergine orante tra i dodici apostoli, Ascensione). Dalla chiesa di San Filadelfo, inoltre, proviene una notevole statua in legno (raffigurante forse il santo o un monaco ortodosso), un raro esempio di scultura lignea bizantina in Italia meridionale, oggi conservata presso il Museo Diocesano di Vallo della Lucania. Una passerella in vetro consente di osservare i resti di strutture termali di epoca romana e di tombe altomedievali rinvenute al di sotto del piano pavimentale.
Attualmente la fruizione del suggestivo complesso monastico si svolge attraverso visite guidate su prenotazione organizzate dall’Associazione “Badia di Pattano”; la visita è introdotta dalla proiezione di immagini relative al restauro del monumento, che avviene all’interno dell’antico frantoio della badia.
Fulcro del centro di Massa è la , la cui costruzione iniziò nel 1588, in origine annessa ad un convento abitato dai Padri Cappuccini. La chiesa doveva essere inizialmente intitolata a Santa Maria della Concezione; poco dopo, tuttavia, le fu attribuita l’attuale titolatura con un riferimento celebrativo alla vittoriosa battaglia di Lepanto, avvenuta nel 1571.
L’attuale aspetto della chiesa è frutto di diversi interventi di restauro; di particolare interesse è il , che si articola su una base a pianta quadrata sulla quale si succedono tre livelli a pianta ottagonale sormontati da una cuspide. L’interno della chiesa risente degli interventi di restauro tardi, sebbene si conservino in diversi punti della chiesa resti di affreschi relativi alla decorazione del primo impianto dell’edificio.
Link utili: Sito web Chiesa della Madonna della Vittoria
Quasi contigua all’abitao di Vallo della Lucania è anche la frazione di che si caratterizza per le suggestive viuzze e passaggi coperti che attraversano il paese, sui quali si affacciano diverse .
Le principali testimonianze artistiche del centro di Angellara sono le due chiese, quella di Santa Veneranda e quella di Sant’Antonio.
Nella , risalente al Quattrocento, di particolare interesse sono l’altare maggiore e quello dedicato alla Vergine, oltre ad una statua della santa che regge in corrispondenza del petto una teca contenente le reliquie.
Appena all’esterno dell’abitato è ubicata invece la settecentesca chiesa di Sant’Antonio, realizzata in uno stile tardo barocco.